Que viva el Presidente!

Accusato di autoritarismo, se non autocrazia, di gestione personalistica del potere, di improvvisi ed ingiustificati cambi di direzione: non si tratta dell'Imperatore Caligola ma di Michele Errico, Presidente della Provincia di Brindisi da tre anni. Nei giorni scorsi ha spodestato dalla loro carica tre assessori - Franco, Rollo e Cirasino, dei quali uno anche vice-presidente - rei di aver ripetutamente chiesto una verifica di governo e, esasperati dai continui rinvii, aver rimesso nelle mani del partito d'appartenenza, i Democratici di Sinistra, il proprio mandato assessorile. Segno di protesta nei confronti di una gestione amministrativa della provincia fatta di tanti proclami e pochi dati di fatto e di un programma ormai obsloeto che andrebbe rivisto. Il Presidente Errico non ha affatto digerito questo scavalcamento: la legge a lui consente di nominare gli assessori e a lui di rimuoverli dal loro incarico, non certamente ai partiti; ed ignorando una prassi politica e democratica consolidata, che vede il coinvolgimento paritetico di tutti i soggetti che concorrono all'azione di governo, ha di suo pugno licenziato gli assessori dissenzienti (quantomeno palesemente: altri loro colleghi, pur criticando l'operato di Errico, si sono ben guardati di ufficializzare il loro dissenso). E per la fortuna dei cittadini della provincia, invece che nominare assessore un cavallo, nonostante la folta presenza di maneggi nel territorio provinciale, ha preferito un suo amico di lunga data, l'avvocato Roberto Fusco, stimato professionista da sempre impegnato in tante battaglie che l'hanno visto schierarsi spesso a fianco dei rappresentanti del centro-sinsitra locale.
Nomina a tempo: solo sette giorni, sufficienti ad approvare alcune delibere che stanziano importanti finanziamenti europei - ragione più che condivisibile dal resto della giunta -, e probabilmente superflua, dal momento che il numero legale in giunta lo si sarebbe potuto raggiungere in altro modo, a detta dei consiglieri di opposizione.
L'avvocato Fusco si è prestato con abnegazione ad un incarico al quale non avrebbe potuto dire di no, vista l'amicizia che lo lega al notaio-presidente, ma il suo primo incarico istituzionale ha avuto vita breve, anzi brevissima, inferiore al pattuito: appena un giorno. Roba da Articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Ventiquattro ore sono state sufficienti al Presidente per ricomporre una crisi che sembrava insanabile, provvedendo a ripristinare, sempre motu proprio, la giunta originale riassegnando gli incarichi assessorili, inclusa la carica di vice-presidente per Damiano Franco, alle "teste calde" diessine. Con grande gioia dei responsabili del partito dei DS, che ora negano le accuse rivolte a caldo al Presidente "despota", e parlano di un nuovo corso politico.
Non è ben chiaro in cosa sia consistita questa verifica, se mai c'è stata, e soprattutto appare paradossale che la crisi si sia risolta nello stesso modo con cui è iniziata: con un atto monocratico del Presidente, solo che questa volta la gestione personalistica ha evidentemente fatto piacere tanto agli assessori reintegrati quanto all'intero partito ex-pci, che aveva visto forte lacerazioni interne dovute allo scontro tra gli assessori dimissionari e l'assessore Concetta Somma, anch'ella DS ma evidentemente meno dissenziente degli altri tre.
Risanata quindi la crisi? no, affatto, le critiche dei consiglieri e degli assessori dei due partiti che confluiranno nel Partito Democratico rimangono ancora sul tavolo: semplicemente risanata la distribuzione di poltrone. Argomento evidentemente caro ai politici brindisini che nell'arco di un sol giorno sono ritornati sui propri passi e ricominceranno ad accettare, dal momento che segni di discontinuità non si scorgono, la stessa gestione personalistica, autoritaria e forse addirittura autocratica del loro amato-odiato Presidente.