Eluana: la vita, la morte, il dolore, l'egoismo, l'amore

TURBATO Personalmente, quando ho saputo della morte di Eluana, mi sono sentito svuotato. Anche se sono stato insieme ai miei compagni a sostegno della lotta di Beppino, certamente non fatta a cuor leggero, non ho potuto fare a meno di commuovermi.
LIBERATO MA NON FELICE D’altronde, chi pensa che Beppino abbia potuto esultare quando è stato raggiunto dalla notizia della morte di Eluana forse si è fatto coinvolgere un po' troppo dalle mistificazioni messe in atto dalla stampa e dalla tv di regime.
EGOISMO O AMORE? Ho letto tante crudeltà scritte sul conto di Beppino, tra cui quella per la quale egli si sarebbe comportato da egoista: in realtà, è paradossale accusare così superficialmente un padre che si è battuto per realizzare il desiderio di una figlia e che sarebbe stato certamente egoista se avesse voluto mantenere in vita la “sua bambina” che aveva espresso una volontà differente prima dell’incidente (in un momento in cui poteva farlo, si capisce!).
COS’E’ IL DOLORE? COS’E’ LA MORTE? Non credo che la morte possa avere sempre, in ogni caso, lo stesso significato. Una persona uccisa da un colpo di pistola, una ragazza violentata e poi strangolata, sono casi che suscitano lo sdegno unanime di qualsiasi cittadino nelle cui vene scorrano sentimenti di umanità.
Vi sono casi, poi, in cui per amore sopprimiamo, per esempio, un animale che vive da tanti anni con noi, perché, vedendolo malato, non ne possiamo sopportare la sofferenza e cerchiamo dunque di interpretare i segnali che quello ci manda come se ci dicesse “basta!” e invocasse la morte. Questa è cattiveria? Siamo assassini, sia pure di animali, ma comunque assassini? In questo caso la morte è altra cosa; coincide, a mio avviso, con la fine delle sofferenze, non con un omicidio né con un gesto di malvagità.
Ma poiché non siamo animali e abbiamo al contrario la possibilità di esprimere le nostre scelte, ecco che allora fornire delle indicazioni precise sulle cure cui vorremmo essere sottoposti per quando non dovessimo avere la forza di comunicare, è una facoltà in più, un diritto che qualcuno potrebbe voler sfruttare (nonostante ci vogliano imporre “l’indisponibilità della vita”): qualcuno come Welby, come Wojtyla, come Eluana. Ma, sia chiaro, chi vorrà continuare a vivere nonostante quelle atroci sofferenze mi vedrà lottare con la stessa convinzione perché le cure siano prolungate nel rispetto della sua volontà.