L'intervento di Giuseppe Napoli all'Assemblea precongressuale della Puglia

L'intervento di Salvatore Antonaci ha esaurito in maniera esaustiva l’argomento Rosa nel Pugno e rapporti con lo Sdi a Lecce e provincia, per cui il mio contributo intende fornire degli spunti di riflessione su alcuni aspetti legati alle liberalizzazioni ed alla legge finanziaria.
Debbo anzitutto premettere che le problematiche connesse alla finanziaria mi preoccupano molto e vorrei essere in questo senso rassicurato da Sergio D’Elia, in qualità di parlamentare, che i nostri deputati si opporranno decisamente a questa sciagurata finanziaria che rischia di appannare fortemente la credibilità nostra di radicali e delle nostre battaglie in campo economico che in quanto battaglie liberali e liberiste non possono che essere libertarie.
Debbo dare atto della esemplare ed ostinata iniziativa di Daniele Capezzone con il tavolo dei volenterosi, soprattutto per quanto riguarda la denuncia di questa folle strategia poliziesca e terroristica del governo e di Visco con cui si pretende di combattere l’evasione fiscale.
Finanziaria e liberalizzazioni sono da questo punto di vista presentano aspetti strettamente connessi.
Purtroppo sinora si è avuta la netta impressione che gli interventi di liberalizzazione del pacchetto Bersani abbiano avuto come obiettivo solo talune categorie prive di reale potere contrattuale, categorie ai margini di quel blocco sociale conservatore cui spesso fa riferimento Marco Pannella.
Su questi aspetti, è bene ripeterlo, in ballo è la nostra credibilità di liberali e non certo quella di moltissima parte di questa maggioranza, che sappiamo essere intimamente corporativa, protezionista e statalista.
Non mi aspetto certo che anche per altri settori si utilizzerà lo strumento del decreto legge ma occorrerà intervenire senza indugio su notai, pubblico impiego, scuola, giustizia, penale ma anche specie civile.
La liberalizzazione dei mercati e del lavoro, in tanto è strumento efficace di nuove prospettive di occupazione di creazione di nuove occasioni per tutti, giovani e meno giovani, in quanto viene effettuata a 360° e non a settori limitati ed a compartimenti stagni.
Voglio portare un mio contributo che deriva dalla mia professione di avvocato.
A Lecce vi sono circa 5000 iscritti all’Ordine degli avvocati, tra avvocati e praticanti.
Tenendo conto del tessuto economico della città, tutt’altro che florido, la sola eliminazione dei minimi tariffari da sé non basta, ma paradossalmente rischia di aggravare la situazione, creando una specie di gioco al ribasso ed al massacro per l’accaparramento di una clientela economicamente insignificante.
Allora ad esempio perché non abolire definitivamente i privilegi di cui godono i notai (e non limitarsi alla presa in giro della autentica della firma per la vendita degli autoveicoli).
Non si capisce davvero il perché un avvocato non possa redigere un atto di compravendita di immobili, un atto di trasferimento di azienda, un testamento. Solo così si amplierebbero le possibilità di lavoro e si renderebbe un servizio alla libera concorrenza ed al consumatore.
Stesso discorso vale per la scuola e, in specie per l’università, dove occorre immediatamente dare corso a quella che è l’unica riforma efficace, già individuata negli anni venti da Einaudi, vale a dire l’abolizione del valore legale del titolo della laurea e la conseguente nascita di un sistema universitario variegato, pluralista sul modello americano, che non solo è uno fra i più efficienti ma è stato un sicuro antidoto contro i carrozzoni delle baronie universitarie, come avviene in Italia dove abbiamo un sistema universitario inefficiente, in cui si annidano privilegi, corporativismi e non di rado malaffare.
Queste proposte non hanno niente di trascendentale, sono proposte di riforma, come dice Giavazzi, a costo zero ma con effetti di ricaduta potenzialmente straordinari, anche sotto l’aspetto di un servizio migliore reso al consumatore.
Anche sul lato delle scelte di politica fiscale di questo governo il giudizio non può che essere nettamente negativo.
La necessità di combattere l’evasione non può essere la foglia di fico attraverso la quale si attua un sistema repressivo e di controllo asfissiante e burocratico che certamente provocherà l’effetto opposto.
Per il momento l’unica cosa certa è che da questa manovra fiscale ne trarranno sicuro beneficio le banche, ove si pensi alla storia del conto fiscale, dei pagamenti fatti ai professionisti che devono transitare attraverso gli istituti bancari, con bonifico bancario, assegno circolare e quant’altro, ed ancora dei pagamenti on-line di alcuni versamenti al fisco.
L’evasione si combatte intanto creando un rapporto di reciproca fiducia tra amministrazione pubblica e cittadino contribuente ed in secondo luogo creando tutti i presupposti affinché per il contribuente sia più conveniente pagare le tasse piuttosto che evadere.
Sotto questo punto di vista l’unica riforma possibile ed efficace contro l’evasione, giustamente individuata dal tavolo dei volenterosi, è quella che va nella direzione di dare la possibilità di detrazione di tutte le prestazioni e di tutti i servizi.
Durante l’ultima campagna elettorale l’avevamo detto che cacciare Berlusconi non sarebbe bastato e tale previsione si è dimostrata esatta.
I timidissimi e parziali accenni di riforma in senso liberale di questo governo vanno senza indugi portati alle estreme conseguenze. In caso contrario saranno l’alibi di coloro i quali sono già pronti ad affermare che la strada delle liberalizzazioni è fallita, allo stesso modo in cui, nel campo del sistema elettorale, si è sancito il fallimento del sistema maggioritario, senza che mai sia stato adottato nel nostro paese tale sistema elettorale.
Dietro questo ragionamento si nasconde sempre quel blocco-sociale protetto, parassitario e conservatore che da oltre un secolo, sotto varie forme, impedisce lo sviluppo morale, prima che sociale ed economico del nostro paese, blocco sociale che è trasformista e che purtroppo è trasversale ai due schieramenti.
Giuseppe Napoli