Pacta sunt servanda?

Ricapitoliamo: dopo aver in tutti i modi respinto qualunque proposta di apparentamento (Di Pietro sì, voi no), dopo essere addirittura andato a spulciare tra i nomi dei candidati radicali (Pannella no, d’Elia non sia mai), Veltroni propone, una decina di giorni fa, un accordo su una piattaforma di 9 sicuri eletti. Prendere o lasciare. I radicali accettano “ob torto collo”. Sottoscritto un patto su quel punto, stante una legge elettorale devastante (in virtù della quale sono i partiti a nominare i parlamentari e non i cittadini ad eleggerli), viene resa nota e ufficializzata, il giorno 5 marzo, la lista dei candidati del PD, con un ordine che mette in seria difficoltà la realizzabilità di quello stesso patto voluto dai cosiddetti “democratici” (alcuni candidati radicali non avrebbero la certezza di essere eletti).
Questa precisazione si rende doverosa anche alla luce di quello che stampa e tv stanno diffondendo in merito alle ragioni che hanno portato Marco Pannella a scegliere la strada dello sciopero della sete nonviolento. Questo è quanto sta avvenendo oggi tra PD e radicali: hanno (ha, Veltroni) imposto un accordo, vietando al più antico partito d’Italia di presentarsi con il proprio simbolo, e ora stanno (sta) cercando smaccatamente di tradire quella proposta, divenuta patto, da essi stessi formulata prima e imposta poi. I patti, secondo voi, vanno rispettati? C’è qualcos’altro da aggiungere?