Dell'altra parrocchia

Mi rendo sempre più conto che l’uomo non è fatto per vivere senza un fine. Non intendo uno scopo individuale ma un fine ultimo, trascendente, che valga per tutti, in ogni tempo ed in ogni condizione. La religione risponde benissimo a questa necessità, ma anche un malinteso scientismo fa al caso dei deterministi (notato il – pessimo – gioco di parole?). Non siamo in grado di concepire una vita dettata unicamente dalla casualità, dalla totale assenza di uno scopo. Questo pensiero mi è venuto, affetto anche da una febbre da cavallo, dopo una discussione sull’omosessualità con degli amici, tutti con una solida cultura scientifica ed impiegati nel settore accademico. Galeotta è stata la considerazione che uno dei commensali ha fatto: l’omosessualità è accettabilissima, moralmente e socialmente, però c’è da ammettere che è un comportamento antievoluzionistico. La solita tiritera che: <>.
La nota che anche una bomba atomica avrebbe lo stesso effetto non ha sortito interesse.
Da lì è iniziato un battibecco scientifico (o pseudo-tale) con citazione di casi di omosessualità tra animali (ronf), di significato della riproduzione sessuata nel ricombinamento genetico, insomma di tutte le classiche esposizioni a base scientifica volte a decretare una maggiore o minore “naturalità” dell’omosessualità.

“Quanto è vero che innaturale in genere significa solo inconsueto e che tutto ciò che è usuale appare naturale” – John Stuart Mill

Il problema non era, per me, ovviamente stabilire se l’omosessualità fosse o meno naturale, ma piuttosto asserire il principio che l’uomo la natura non la conosce né la conoscerà mai: siamo abituati a considerare naturale semplicemente ciò che ci è più familiare. E noto che nel campo della scienza sono gli stessi scienziati a non avere spesso le idee ben chiare a causa, a mio parere, di una cultura accademica ormai da terzo mondo dell’università italiana e di un appiattimento della ricerca.
Di ogni fenomeno, sia esso fisico, chimico o sociale, lo studioso può fornire una teoria, che generalmente si esplica in un modello che tenti di descrivere più o meno compiutamente il fenomeno. Il modello viene sottoposto a verifica, con il metodo della falsificazione, viene corretto e poi, se le prove a suo sostegno diventano rilevanti, assurge ad una validità che non lo fa certo diventare legge, tutt’altro. E qualsiasi fenomeno, qualsiasi modello non è in sé valido solo perché corroborato da secoli di prove. Né un modello indica chiaramente l’evoluzione del fenomeno, essendo necessariamente una generalizzazione forzata.
Ad esempio, secondo alcuni l’omosessualità si spiega come meccanismo di autoregolazione della specie umana, dal momento che avrebbe superato la sua capacità portante: ovviamente è una minchiata. Come è una minchiata – termine tecnico-scientifico, s’intenda – affermare che l’omosessualità sia contronatura perché vieti la continuità della specie: entrambe le affermazioni implicano un determinismo nella vita dell’uomo e dello stesso pianeta che ovviamente non ha alcun fondamento, supponendo una forza trascendente in grado di indicare il corretto cammino. C’è qualcuno che ci obbliga a riprodurci? Oppure rende gli omosessuali sterili?
La naturalità dell’omosessualità è insita nel fatto stesso che esista, e nessuno può affermare che la specie umana non sia in grado di svilupparsi anche se fosse totalmente composta da omosessuali (checche, froci, chiamateli come volete): sia perché non sappiamo come potrebbe evolvere la specie di fronte ad una simile eventualità (peraltro remotissima, sempre che sia possibile), sia perché l’evoluzione non dipende unicamente da fattori insiti nel corpo dell’individuo ma anche da come questi sia riuscito a cambiare l’ambiente stesso.
E l’uomo è stato in grado di modificare l’ambiente e la sua stessa vita profondamente, raddoppiando o triplicando la sua aspettativa di vita, aumentando la sopravvivenza della propria prole, modificando o guidando il suo ciclo vitale con la definizione di tecniche abortive e di inseminazione artificiale. E tutto questo non fa parte della specie umana e della sua evoluzione, come ne hanno fatto parte la scoperta del fuoco e l’invenzione dell’agricoltura?

Ah, no, è vero, tutto ciò non è “naturale”. Secondo chi? Ah, boh.