Né pax, né pacs: guerra a tutto e tutti

La critica vaticana al relativismo, al quale si preferisce evidentemente l’assolutismo illiberale, approda ormai su una strada che rischia di portare alla desertificazione dell’istituzione religiosa cattolica, sempre più lontana dal vissuto della gente e, per giunta, sempre meno seguita anche da politici storicamente ossequiosi. Trovo davvero enorme difficoltà ad individuare il messaggio cristiano in coloro che vietano i funerali ad un uomo (Welby) che decide di smettere di soffrire di fronte ad una vita di sofferenza ma, nello stesso tempo, combattono così strenuamente contro il progresso scientifico; in coloro che vogliono negare per legge alle persone sterili la gioia di un figlio, in coloro che ancora non si stancano di considerare deviati gli omosessuali.
Sembra abbandonato anche quel percorso di scambio multireligioso che, con tutti i suoi limiti, aveva comunque intrapreso con una certa convinzione Papa Woytila. Gli attacchi della Chiesa vengono così sferrati ai danni dello Stato laico tanto quanto delle altre religioni: a questo proposito, è doveroso citare cosa accade a Francavilla Fontana, dove la comunità cattolica protesta e chiede la rimozione di un manifesto affisso presso la sede del Prc nel quale si parafrasava un pezzo tratto dal Vangelo, modificato a favore dei pacs (e non della pax). Addirittura il parroco della chiesa matrice afferma testualmente che nei paesi islamici un fatto simile avrebbe scatenato immediatamente una reazione violenta dei kamikaze. A parte l’inopportunità dei richiami all’Islam e ai kamikaze, credo che utilizzare le parole del Vangelo in maniera intelligente e provocatoria sia un modo come un altro per ironizzare sui contorsionismi a cui si sottopongono gli uomini di Chiesa per sostenere una linea “politica” fallimentare. E poiché questa Istituzione si pone come soggetto politico, come tale viene fronteggiata. A me pare, dunque, che non sia ancora sopita quella propensione a clandestinizzare per creare mostri, a nascondere i fenomeni per fingere che non esistano e reprimerli in maniera innaturale. Purtroppo, le conquiste del divorzio e dell’aborto non hanno evidentemente ancora insegnato nulla.
Nel merito della questione, trovo scivoloso il terreno sul quale la Chiesa locale ha deciso di scendere, andando a chiedere la rimozione di un manifesto pungente proprio perché rispettosamente ironico. Si tratta di un atteggiamento antilaico e antiliberale. Ci si preoccupi di tutelare sempre l’amore di tutte le persone, che si vogliono bene come possono, e si pensi, piuttosto, a ravvivare un dibattito sui temi etici, nel merito, chiedendo anche il confronto tra i politici locali. Sarebbe utile infatti conoscere il parere di tutti, anche dell’intero Consiglio comunale, costringendo l’ipocrisia e l’opportunismo di molti a soccombere di fronte alle richieste urgenti della gente comune.