Il mio voto radicale

Sia chiaro una volta per sempre: questo (questo!) pd non mi rappresenta e io non sarò mai un suo iscritto. Sic stantibus rebus, può un radicale votare PD? Mi sono personalmente battuto per UN partito democratico, ho raccolto convintamente le firme a sostegno della candidatura di Marco Pannella a leader del pd (ricordo con orgoglio la firma del Presidente della Provincia di Brindisi) e trovo che l’ostinazione con cui si è voluta intraprendere la strada dell’accordo sia il frutto di una coerente posizione assunta fin dall’inizio. Ho personalmente ceduto e mi sono scoraggiato, però, nel momento in cui ho percepito che quell’accordo aveva l’aria di essere un accordo da chiudere “a tutti i costi”, perché gli accordi si fanno in due, non sotto il ricatto di aut aut o di veti intollerabili ( come quando non ci fu consentito di entrare in coalizione perché avevamo Luca nel simbolo) o peggio del mancato rispetto della parola data. E allora che andassero a perdersi.
L’accordo ha lasciato perplessi molti di noi, perché “questo” PD è assolutamente privo di una qualche idea liberal, molto affascinato da compagnie populiste e giustizialiste, è uno spot vivente, antirom e per la "certezza della pena" (non sia mai "del diritto"), che gironzola in pullman per l’Italia.
Inutile chiedersi su quali basi giuridiche e con quale cecità politica abbia potuto, questo Pd, rinunciare a due come Marco Pannella e Sergio D’Elia, protagonisti indiscussi di una vittoria (la moratoria) divenuta punto d’orgoglio di un partito di opportunisti. Mai come ora sarebbe stato opportuno che una classe politica rispondesse con i principi costituzionali alla demagogia grillesca e dipietrista. In poche parole, l’opportunità predicata dagli opportunisti.
Inutile rammentare a lor signori l’indulto. Vi ricordate Papa Woityla quando chiese un gesto di clemenza per i detenuti in Parlamento e fu accolto da un'ovazione? Oggi tutti respingono la paternità di quel provvedimento, tranne noi radicali (che, peraltro, il Papa in Parlamento non lo volevamo), convinti che per due anni le galere siano rientrate nella legalità, condizione che presto verrà abbandonata ad un nuovo sovraffollamento ormai cronico e non abbattibile se non attraverso riforme strutturali (ma non nel senso di nuove strutture carcerarie bensì) con provvedimenti che evitino il collasso del diritto. Veltroni, pronto a mantenere invariato lo stato di delinquenza abituale della giustizia, anche su questo, sarà in buona compagnia e come al solito non nostra.
Voterò radicale, non Pd, e lo farò per riconoscenza e conoscenza, conoscenza della storia. Perché a chi ci dice che il Pd perderà voti a causa dell’accordo coi radicali rispondo che saremo noi a giocarci tanto, a rischiare sotto quel simbolo che non ci rappresenta. Voterò solo Poretti al Senato, non “Pd” alla Camera, dove lascerò la scheda bianca, perché sono certo del fatto che ogni radicale abbia un bollino stampato addosso, un bollino di efficienza e di coerenza, di affidabilità e di capacità riformatrice, dimostrato coi fatti, i fatti dell’antiproibizionismo quotidiano (per intenderci, quello con cui anche noi ci confrontiamo nelle regioni più desolate del sud, in questi paesini governati dall'ostruzionismo delle scuole e da confraternite sovvenzionate da assessorati di ogni colore) contro le balle da ostentare in campagna elettorale. Lo farò perché sono radicale, perché so che siamo diversi e meritiamo la fiducia di noi stessi, della nostra diversità che è storia e presente, che è l’unico modo per proporci come alternativi non solo a questo regime ma anche a questo Pd.
Da Presidente della Cellula Coscioni di Francavilla Fontana sono convinto che non imporre l’argomento laicità come base programmatica non significhi, per noi radicali, dare vita ad un nuovo compromesso, in base al quale la nostra storia verrebbe buttata nel cestino degli opportunismi cattocomunisti; significa invece avanzare da soli nel Paese, come sull’eutanasia, come sempre, con le energie che si hanno e che sono tante. Ogni volta che abbiamo lottato quelle energie sono state determinanti anche quando eravamo, come siamo sempre stati, un’esigua minoranza nelle istituzioni e una maggioranza assoluta nel Paese.